Voleva che indicassi l’intacco sul ventre, quella crepa pronta ad aprirsi come sul guscio di un uovo. Malgrado il peso dell’aureola che mi schiacciava la testa e le fitte alle reni per il ventre gravido, lo accontentai. Almeno non pretendeva che sorridessi, ma solo per non guastare la perfezione dell’ovale.
Aveva una vera ossessione per la geometria. Posare per lui era come stare in apnea. Bisognava trattenere il fiato, per lasciare senza fiato l’osservatore. Di sottecchi guardavo gli angeli che reggevano i bordi del drappo e mi dicevo -”Nessuno potrà mai credere che questi due possano volare, o che lo abbiano mai fatto”. Non avevo mai visto ali meno leggere di quelle, con le piume rapprese. I due se ne stavano immobili, senza sforzo apparente. Avrebbero potuto starsene lì, con le braccia sollevate in eterno, non una goccia di sudore avrebbe scomposto la corona dei capelli, tonda anche quella, come tutto il resto.
Ogni tanto lui mi rimproverava. Mi diceva di stare ferma.”Ricorda che sei pregna, che porti nel grembo il Salvatore, abbi contegno, sei una Madonna”. Ero certa che s’intendesse di Madonne. Ne aveva ritratte molte. Di donne non ne capiva nulla. Probabilmente sua moglie aveva partorito quando lui era troppo impegnato con le commesse tra conventi, chiese e palazzi ducali.
Alla fine l’ho spuntata io. Ho fatto un respiro profondo, prima dell’ultima posa, e con naturalezza ho portato il dorso della mano sinistra all’altezza del fianco. ”Togli quella mano da lì”- mi ha detto, -, ”Non sei una massaia”. ”Sì che lo sono”- ho risposto con aria di sfida-”Egli ha guardato l’umiltà della sua serva, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata” – ho citato a memoria.
Piero ha posato pennello e compasso, si è allontanato di un paio di passi per osservare l’insieme e ha bofonchiato-”Ma sì, forse può andar bene anche così”
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Splendido, perché coglie intenzione e palpito di una visione. le parole che sanno dire il mistero sono parole di profeti