C. sogna case, con il mare sullo sfondo e il comignolo che fuma. La testa nelle spalle, si accanisce sul mozzicone spento che tiene incollato alla bocca con le dita ossute. Le pupille minuscole, sotto il peso di palpebre troppo spesse, si accendono due volte al giorno. Allora infila le dita nella tasca in cerca di monete. Si alza di scatto, a molla, come se una mano invisibile gli avesse dato la carica, e sgambetta sbilenco. “Ciao, zio” saluta, e la faccia gli si piega di traverso. Cerca uno “zio” che lo accompagni fuori. “I soldi ce li hai?” gli chiedono per guadagnare tempo. Lui annuisce convinto.
Davanti all’espositore dell’edicola, le cartoline ruotano. Gli piacciono tutte, purché ci sia una casa. Ne indica una, la compra, la guarda per pochi minuti e poi la mette sotto al letto, insieme alle altre.
C. sogna case, con il mare sullo sfondo e il comignolo che fuma. Sogna una famiglia sua. Due volte al giorno.
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